X-LAW: la polizia predittiva è realtà
L’attuale periodo storico è sicuramente contraddistinto da un rinnovato interesse per l’intelligenza artificiale che si sta affermando prepotentemente in molti settori tra cui quello giuridico. Diverse sono le soluzioni valide e principalmente utili che giuristi ed operatori propongono, dimostrando, tra l’altro, notevoli capacità e grande intuizione.
Siamo passati, in particolare, dalla c.d. “giustizia predittiva”, che vede nell’avv. Viola un autorevole esponente, alla “polizia predittiva” con un sistema informatico “X-LAW” inventato dalla questura di Napoli che sta ottenendo ottimi risultati sul territorio italiano nel campo della prevenzione e lotta a piccoli e grandi reati.
E’ notizia recente, difatti, che proprio grazie a questo sistema è stato arrestato a Venezia un italiano di 55 anni per furto aggravato da parte di agenti che già erano in zona da tempo per un messaggio di allarme proveniente proprio da X-LAW.
Nello specifico si tratta di un sistema di tipo euristico che consente di prevedere un risultato, quali appunto reati predatori urbani, che in un secondo tempo dovrà essere controllato e convalidato per via rigorosa.
Il software, in realtà, è contraddistinto da un algoritmo probabilistico che lavora su una serie di dati che vengono estrapolati dalle denunce inoltrate alla Polizia di Stato. Talvolta fattori ricorrenti, coincidenti contribuiscono all’elaborazione di previsioni che diventano estremamente attendibili: rapine commesse sempre negli stessi luoghi, da persone con lo stesso tipo di casco o di moto, con modalità analoghe consentono al sistema di tracciare una mappa sul territorio dove vengono evidenziate le zone a più alto rischio fino a raggiungere il livello massimo in determinati orari, tale da far scattare l’alert che mette in moto le volanti della polizia.
Lo studio dell’intelligenza artificiale è senz’altro uno dei campi più stimolanti che si è sviluppato dall’avvento della tecnologia dei computer. Esso coinvolge varie e diverse discipline, come ad esempio la filosofia della mente, la psicologia cognitiva, la linguistica, oltre alla fisica, alla matematica e ad altri campi della scienza e della meccanica relativi specificamente alla realizzazione delle macchine.
Parallelamente agli sviluppi della c.d. informatica “classica”, che studia algoritmi e sequenze di istruzioni e procedure, si è sviluppata una ricerca per tentare di simulare ed emulare attraverso i computer alcuni dei comportamenti ritenuti caratteristici dell’intelletto umano. Questa ricerca ha preso il nome di Intelligenza Artificiale.
In sintesi, l’intelligenza artificiale è quella parte della scienza dei computer riguardante lo studio e la creazione di sistemi progettati in modo da avere quelle stesse caratteristiche che associamo all’intelligenza umana: comprensione del linguaggio, capacità di imparare, capacità di risolvere problemi e così via. Le ricerche in questo campo si sono sviluppate già a partire dal 1950, suscitando sia diffidenze per gli eventuali effetti sulla nostra società, sia interesse ed entusiasmo nell’industria informatica.
E’ possibile affermare che gli obiettivi dell’intelligenza artificiale sono essenzialmente due:
- approfondire e comprendere i principi che rendono possibile l’intelligenza (il computer viene usato per simulare le teorie sull’intelligenza);
- progettare computer dotati di capacità simili a quelle umane senza, però, tentare di imitare esattamente i processi informativi degli esseri umani.
I due approcci sono, naturalmente, correlati in quanto il risultato delle ricerche su come la gente risolve i problemi può spesso dare notevoli contributi per le tecniche di problem-solving attraverso l’uso dei computer.
Si può tentare di definire l’intelligenza artificiale come quella scienza tendente a sviluppare modelli computazionali di comportamento intelligente, in modo che gli elaboratori possano eseguire compiti che richiederebbero intelligenza da parte dell’uomo.
Questi compiti possono essere suddivisi in:
- compiti del senso comune, che possono essere svolti da qualsiasi persona adulta normale, anche priva di una formazione specifica (come parlare la propria lingua madre, riconoscere oggetti e forme, comprendere la trama di racconti, ecc.);
- compiti da esperti, che normalmente presuppongono conoscenze e abilità specifiche (come diagnosticare malattie, progettare sistemi informatici, effettuare analisi chimiche, ecc.).
L’intelligenza artificiale, quindi, comprende, da un lato, la c.d. scienza cognitiva, che studia l’intelligenza al fine di rappresentarla in modelli che possano essere trasferiti in applicazioni informatiche, d’altro lato, l’intelligenza artificiale in senso stretto, che si occupa delle tecnologie per tali applicazioni. Quest’ultima, a sua volta, è stata divisa in intelligenza artificiale forte, intesa a duplicare la mente negli elaboratori, cioè a creare computer in grado di comprendere e di possedere stati cognitivi, ed in intelligenza artificiale debole intesa a realizzare sistemi informatici capaci di prestazioni normalmente attribuite all’intelligenza umana, pur senza assumere alcuna analogia tra le menti e i sistemi informatici.
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Diritto e nuove tecnologie - Prontuario giuridico-informatico a cura di Iaselli Michele, ALTALEX EDITORE, 2016Le attività intelligenti si basano su un impiego attivo, non rigidamente predeterminato, della conoscenza. Di qui l’esigenza di sviluppare un nuovo tipo di sistemi informatici, i cosiddetti sistemi basati sulla conoscenza, mediante i quali ci si propone di usare in modo intelligente le informazioni, trasformando i dati in conoscenza, come nel caso di X-LAW.
Nei sistemi informatici tradizionali:
- la conoscenza non è mai rappresentata esplicitamente e non è mai separata dalle procedure che la usano e che ne disciplinano l’elaborazione;
- la conoscenza è applicata in modo rigidamente predeterminato;
- non è possibile aggiungere nuova conoscenza senza modificare le procedure;
- il sistema non è in grado di esporre la conoscenza sulla quale si basa né di spiegare perché, sulla base della stessa, sia giunto a determinati risultati.
Invece, nei sistemi basati sulla conoscenza:
- la conoscenza è contenuta in una determinata base, dove è rappresentata in un linguaggio ad alto livello, cioè in una forma relativamente vicina al linguaggio usato nella comunicazione umana. E’ possibile adottare una rappresentazione dichiarativa del compito affidato al sistema informatico, lasciando al sistema l’individuazione della procedura da seguire per svolgere quel compito;
- la conoscenza è usata da un motore inferenziale, ovvero un meccanismo in grado di interpretare il contenuto della base di conoscenza ed effettuare deduzioni logiche in modo da risolvere il problema posto al sistema;
- la base di conoscenza può essere arricchita di nuove informazioni senza intervenire sul motore inferenziale;
- il sistema è in grado di esporre in forma comprensibile le premesse e le inferenze che hanno condotto ad un determinato risultato, cioè di giustificare le conclusioni cui giunge.
I sistemi basati sulla conoscenza sono spesso completati da interfacce che agevolano l’interrogazione e la preparazione della base della conoscenza.
In definitiva essi sono costituiti da tre componenti fondamentali:
- la base di conoscenza;
- il motore inferenziale;
- le interfacce, rivolte tanto all’utente quanto all’ingegnere della conoscenza (autore del programma).
In sintesi, quindi, i principali attributi che si riconoscono ai sistemi esperti e che derivano dalle loro caratteristiche sono:
- la trasparenza, ovvero la possibilità di fornire spiegazioni circa le linee di ragionamento seguite per raggiungere la o le conclusioni;
- l’euristica, cioè l’adozione di strategie tipiche degli esperti umani;
- la flessibilità, ovvero la capacità di seguire, senza grosse difficoltà, modificazioni alle loro basi di conoscenza cioè alla loro riserva di conoscenza.
Ultimamente però i sistemi esperti sono stati affiancati nell’ambito dell’intelligenza artificiale applicata al diritto dalle c.d. reti neurali. Difatti, il dibattito delle scienze cognitive è tutt’oggi aperto, ponendo in dubbio l’esistenza di un sistema simbolico mentale quale causa dei processi cognitivi, ed attribuendo ad esso il ruolo di procedimento euristico, mezzo per la predizione dei comportamenti quotidiani della persona, così come accade nel caso specifico di X-LAW.
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Il diritto del web Mensi Maurizio, Falletta Pietro, CEDAM, 2018(Altalex, 28 novembre 2018. Articolo di Michele Iaselli)